—ac
FranzKline_LeGros_1961.jpg

stanze

Dense lacrime

Ho sognato un mostro
contorcersi in volo
a morsi strapparsi le ali
e precipitando furiosamente
ingoiarne affamato
i brandelli roventi.

Ho visto un angelo
dal volto serio
le catene ai piedi.

L’ho visto picchiare
coi pugni chiusi
il vetro di là da un atroce specchio.

E senza mai smettere di guardarmi
piangere dense lacrime rosse.


—ac
Pecora nera

Mi innamoro molto facilmente
delle persone
che finita una grossa tazza di caffè nero
si alzano dalla sedia con il culo
e senza chiamare il servizio al tavolo

vanno

ne ordinano un’altra
tornano a sedersi
appassionati aspettano
mentre guardano con gli occhi
chi gli sta di fronte

me

che pure leggo e sorseggio e scrivo
e con disinvoltura dicono, questo
è un buon caffè.


—ac
In questo bosco

Le mie impronte
in questo bosco
vengo a cercare
a trovarle fresche.

Vi porto a morire un dio malsano
a mendicare un uomo folle.

I pensieri

come persone a seppellire
perché altri ne nascano
ancora.


—ac
Addio conducente

Addio conducente.

Il suo cenno tagliato
da un riflesso di plastica
e non fa freddo.

Mi guarda nuda da una panchina
una ragazza sola con il cappuccio azzurro.

Piatta silente senza corpo
la mia ombra incompiuta le scivola addosso.

Sono lunghi e storti i corridoi della notte.

Nel sottobosco hanno sparso
un trito di foglie, di legno fresco.

Profumo incanto di vaniglia e mandorla
quasi erba di dolci illusioni
quasi casa.


—ac
Madonna minore

La necessità dell’assurdo
seme infertile di incoerenza.

Sospettare la via del senno,
scavando a gomiti quella del cristo.

Il tempo verme in cui indisponente striscio
verboso e molesto con chi ridendo mi ama.

E con la pagina, su cui in versi rotti sputo sale e ruggine.

Quello in cui sono più vivo,
per cui farò ammenda perché vergogna è vita
quando il buco del cesso sarà più largo delle mie spalle.

Perché è quello che sono, e non mi sbaglio,
una madonna minore senza velo, senza mutande.


—ac